Disponibili praticamente 365 giorni all’anno e così presenti a tavola (9 kg l’anno a testa), le banane hanno fatto dimenticare di essere un frutto esotico. Rappresentano invece oltre un terzo di tutta la frutta importata in Italia e arrivano principalmente da America Latina (Ecuador, Colombia, Costa Rica), Africa (Costa d’Avorio) e dai paesi del Pacifico. Le banane sono coltivate anche alle Canarie (Spagna), alle Azzorre e Madeira (Portogallo) e, in piccole quantità, a Cipro, in Grecia e nel Portogallo continentale. Ma oggi – grazie all’evoluzione climatica e a nuove sperimentazioni agricole – la loro coltivazione arriva anche in Italia: in Sicilia è stato avviato un progetto per piantare migliaia di banani biologici, i primi frutti “made in Italy” potrebbero comparire già nel 2026.
IN GIRO PER IL MONDO
L’origine di questi dolcissimi frutti è lontana dal Vecchio Continente. Il primo habitat delle banane furono le giungle del Sudest asiatico, in particolare la penisola malese. Da qui, circa 2500 anni fa, si sono diffuse in India, dove Alessandro Magno le gustò per la prima volta. Il viaggio di questi frutti era solo all’inizio. Dall’India sono state portate in Africa e nelle isole Canarie, mentre a farle sbarcare in America fu, nel 1516, un monaco spagnolo che portò con sé alcune radici di banana da piantare nei fertili terreni dei Caraibi. Dunque, seguendo le rotte dei grandi commerci marittimi, le banane hanno fatto il giro del mondo, arrivando a conquistare tutti e cinque i continenti.
LA COLTIVAZIONE
Se le banane si sono così ampiamente diffuse (vengono coltivate in oltre 150 paesi) è innanzitutto merito dell’elevata capacità di adattamento di questa pianta. Il banano, che appartiene alla famiglia delle Musaceae, non è un albero, ma una pianta erbacea che cresce da un bulbo-tubero e con grandi foglie dalla forma allungata, che può raggiungere i 6-7 metri d’altezza. Dopo la fruttificazione, il fusto muore ma sviluppa polloni laterali da cui nascono i nuovi alberi. In media, da una sola pianta si ottengono circa 300 frutti l’anno, in specie di grappoli chiamati caschi.
Le banane vengono raccolte quando sono ancora verdi e fatte maturare in apposite celle riscaldate mediante etilene, un gas prodotto dagli stessi frutti.
Questo processo dura diversi giorni, finché le banane diventano gialle: il cambio di colore è l’indice della trasformazione dell’amido in zucchero ed è il segnale che sono pronte per il consumo.
LE VARIETÀ
La specie di banana più diffusa e coltivata è la Cavendish. I suoi punti di forza sono la polpa altamente zuccherina e la buccia sottile. Della famiglia fa parte anche il Bananito, di dimensioni più piccole, ma dal sapore spiccatamente dolce.
COME SCEGLIERE
La buccia tigrata o punteggiata di nero è indice di maturità: le banane con queste caratteristiche sono dolci al punto giusto. Le macchioline scure sono dovute agli zuccheri naturali che emergono in superficie. Se la banana è di un bel colore giallo, con la sola punta ancora verde, significa che, entro 2-3 giorni a temperatura ambiente, sarà pronta da mangiare. Per accelerarne la maturazione basta metterla in un sacchetto di carta, magari vicina a una mela. Frutta e ortaggi sviluppano infatti un gas, l’etilene, che velocizza la maturazione della banana. Ma può anche farla deteriorare più rapidamente se è già molto matura.
LO SNACK PERFETTO
La banana è un perfetto snack, già pronto per il consumo e comodo da mettere in borsa o nello zaino. I classici 100 g di polpa forniscono 65 kcal, che provengono quasi totalmente dagli zuccheri, e un mix ben equilibrato di vitamine, tra cui spiccano la A, la C, la E e quelle del gruppo B. La banana è ricca di sali minerali, soprattutto potassio, magnesio e ferro. Il contenuto di zuccheri, vitamine e sali minerali fa di questo frutto un ottimo trattamento di bellezza per la pelle. Le maschere preparate con la sua polpa sono infatti particolarmente nutrienti, emollienti e rimineralizzanti.


