Animali geniali

Cani, gatti, delfini, cornacchie, api sono in grado di risolvere problemi, mentre pappagalli ed elefanti hanno un loro linguaggio, come molte altre specie. Istinto?
No, pensiero: le capacità cognitive non sono una prerogativa umana

Gli animali vengono spesso visti solo come esseri capaci di regolarsi all’ambiente, dando risposte istintive e non deduzioni frutto di ragionamento. La maggior parte degli animali, invece, pensa, calcola, riflette. Basta osservarli, per vederli mettere in atto espedienti intelligenti, a volte geniali. Il loro cervello è un importante sistema di sopravvivenza, che permette di memorizzare, imparare, risolvere problemi e, a volte, inventare soluzioni originali. Ogni specie nasce con dotazioni biologico-cognitive specifiche e sofisticate. Non esiste una gerarchia nell’evoluzione mentale: tutte le specie sono ugualmente evolute. Esistono tante intelligenze, ognuna adatta a un particolare stile di vita.

Il teatro mentale
Se un moscone, entrato in una stanza, si avvicina alla finestra per uscirne, continua a sbattere contro il vetro.
Per quanto si cerchi di aiutarlo, il moscone (e tanti altri insetti come lui) proprio non ce la fa a trovare la soluzione. Non riesce perché non possiede una mente: non può capire che deve allontanarsi dall’oggetto desiderato (la luce) per poi ottenerlo. L’ape, invece, se non è troppo spaventata, è capace di farlo. Per poter risolvere un problema simile occorre avere la capacità di crearsi un mondo immaginato per trovare un percorso alternativo verso l’obiettivo. È il cosiddetto teatro mentale. Gatti e cani, ad esempio, possiedono questa capacità. Se mettiamo una ciotola di cibo al di là di una parete di vetro, all’inizio cercheranno di scavalcare l’ostacolo, poi risolveranno il problema nella loro mente e aggireranno il vetro raggiungendo la ciotola. Non sappiamo quanti siano gli animali con questa capacità, ma tra questi ci sono mammiferi, uccelli, insetti e anche molluschi (per esempio i polpi).

Furbizie alimentari
I corvidi della Nuova Caledonia fabbricano diversi tipi di uncini per procacciarsi il cibo anche in situazioni difficili, mentre le cornacchie abitanti in alcune città giapponesi hanno escogitato una soluzione geniale per rompere le noci. Inizialmente le facevano cadere dall’alto sull’asfalto. Espediente buono, ma non ottimo: il volo non sempre è sufficiente per spezzare il guscio. Il caso viene in loro soccorso: alcune noci vengono fortuitamente schiacciate dalle automobili e le cornacchie fanno l’importante deduzione. Da anni si piazzano su fili della luce che attraversano strade trafficate e solo allora lasciano cadere il frutto dal becco. Alcune hanno anche imparato a gettare le noci sulle strisce pedonali dei semafori: le fanno scivolare dal becco e aspettano che scatti il verde per prendersi i bocconcini evitando ogni rischio.

Gioco di squadra
Le stenelle (varietà di delfini) hanno inventato un gioco di squadra con una funzione pratica e regole precise. Iniziano nuotando lentamente, una di fianco all’altra, fino a che, all’improvviso, la lunga fila (di solito una trentina di esemplari) si suddivide in due squadre pronte a fronteggiarsi a una decina di metri l’una dall’altra. Un gruppo si mette in moto emettendo una gran quantità di vocalizzazioni e si precipita a disturbare l’altra cercando di scompaginarne la formazione. Solitamente la squadra attaccante dopo un po’ riesce nell’obiettivo e vince. Il gioco si ripete più volte, sempre con le stesse modalità. Gli etologi hanno letto in questo rituale un’esercitazione: i delfini mettono a punto le azioni che useranno contro gli squali che li attaccheranno; si fronteggiano in campi da gioco esattamente come i giocatori di calcio o rugby, sport che hanno origine dagli esercizi di combattimento militare.

Riconoscersi tra mille
Il linguaggio, strumento mentale essenziale per comunicazione e comprensione, è una prerogativa di molti animali. L’africano pappagallo cenerino, monogamo, inventa con la compagna un lessico privato e distintivo per mantenersi in contatto anche nel fitto della foresta. Ecco perché, se allevato fin dal nido, sviluppa suoni simili a quelli umani: seguendo la sua natura imita le voci per creare vicinanza. Gli elefanti possono scegliere tra due tipi di comunicazione basate sugli infrasuoni: conversano attraverso il senso dell’udito, ma anche attraverso quello del tatto. Battendo ritmicamente le zampe sul terreno utilizzano una specie
di tam-tam in codice per scambiarsi informazioni.

Da leggere

Giorgio Vallortigara
La mente che scodinzola. Storie di animali e di cervelli
Mondadori • € 18,00
I piccoli e i grandi trucchi che la selezione naturale ha sviluppato nel modo di funzionare dei cervelli. Un affascinante viaggio nella mente degli animali.
Di tutti gli animali: uomini inclusi.


Danilo Mainardi
L’intelligenza degli animali
Cairo Editore • € 15,00
Il noto etologo ed ecologo ci accompagna nella straordinaria varietà del comportamento animale, sfatando il pregiudizio che il pensiero sia un’abilità soltanto umana.