Silenzio e quiete. Cose difficili da trovare oggi, anche nei luoghi più remoti e appartati dello Stivale. Presenti invece qui, tra cielo e acqua, lingue di terra un tempo contese al mare per una stentata sopravvivenza, oggi oasi naturalistiche della biodiversità. Siamo nel Parco del Delta del Po, nel cuore della fascia costiera emiliano-romagnola tra Goro e Comacchio. Un territorio di aree naturali con boschi, zone umide, paludi, lagune e spiagge naturali. Con al centro il Gran Bosco della Mesola, habitat per decine di specie animali protette e specie vegetali autoctone. Un trionfo della natura, ma dove l’uomo ha lasciato importanti tracce del suo lavoro e un retaggio artistico di altissima qualità.
Uno zoo a cielo aperto
Il Parco del Delta del Po fa parte delle Riserve della Biosfera Unesco. Le sue lagune, con la fitta vegetazione palustre, sono rifugio per numerosissime specie di volatili ovvero paradiso per i birdwatcher e gli appassionati di fotografia naturalistica. Sono oltre 340 gli uccelli censiti tra cui aironi, garzette, martin pescatori, cavalieri d’Italia (animale-simbolo del parco), ma anche germani, mestoloni, alzavole, codoni, oche selvatiche, cigni reali, rapaci diurni e notturni. Nel parco nidifica anche il raro fratino, specie un tempo minacciata ma oggi in via di recupero. Il re delle lagune resta però il fenicottero rosa che nelle Valli di Comacchio ha trovato un habitat particolarmente favorevole. Il Gran Bosco della Mesola è invece il regno del cervo, presente in numerosi esemplari. Inoltre negli ultimi anni altre specie di grandi mammiferi hanno ricolonizzato il parco. Si tratta di caprioli, cinghiali e, difficili a vedersi, lupi. Alcuni branchi di cavalli vivono allo stato semibrado.
Percorsi pedonali e ciclabili, oltre che escursioni guidate in aree normalmente chiuse al pubblico, permettono ai visitatori di immergersi in queste bellezze naturali.
Dall’antichità al Risorgimento
Sul versante storico-artistico, imperdibile la visita all’abbazia di Pomposa, uno dei complessi benedettini più importanti d’Italia negli anni attorno al 1000. All’XI secolo risale infatti la grande stagione del romanico pomposiano da ammirare nella chiesa, nel campanile e nei resti del complesso monastico. A poca distanza sorge invece una meraviglia rinascimentale, il castello di Mesola. Più luogo di delizie che fortezza, voluto nel 1578 da Alfonso II d’Este, l’ultimo duca di Ferrara. Il castello era circondato da un vastissimo bosco utilizzato dai nobili per la caccia. Quel che ne rimane oggi è il Gran Bosco della Mesola. E poi c’è Comacchio, cittadina lagunare caratterizzata da ponti e canali, con i suoi due musei legati al territorio: la Manifattura dei marinati, con il ciclo di lavorazione dell’anguilla, e il Museo Delta Antico, con i reperti etruschi e romani dell’antica città di Spina. Meritano una visita anche le saline di Comacchio, oasi protetta accessibile solo con guida (tel. 3453080049). Per quanto riguarda l’arte moderna, al Lido di Spina si può visitare la Casa-museo Remo Brindisi (tel. 0533330963), realizzata nei primi anni ‘70 dall’architetto Nanda Vigo. Oltre a opere del maestro ospita la sua collezione d’arte con lavori di Picasso, Martini, Warhol, Fontana, De Chirico, Moore e altri grandi artisti del ‘900. A pochi km si trova infine una testimonianza dell’epopea risorgimentale: il capanno che diede asilo a Garibaldi e Anita, incinta e ammalata, braccati dalle truppe pontificie e da quelle austriache.
Gastronomia… anfibia
La sosta in qualcuno dei numerosi ristoranti della zona non può prescindere dalle secolari attività tradizionali di pesca e itticoltura. A cominciare dall’anguilla, declinata nelle più diverse combinazioni: alla griglia, in brodetto “a becco d’asino” (alla rinfusa), con le verze, marinata o mantecata con il risotto. E poi vongole e cozze: in guazzetto o con gli spaghetti, il fritto misto di pesce che qui può essere di mare o di valle (cioè con pescato d’acqua dolce). Tra i primi piatti, ecco i cappellacci di zucca (pasta ripiena simile ai tortelloni) e il risotto, al radicchio o con poche scaglie di tartufo bianchetto di pineta. Sul fronte enologico spiccano i cosiddetti vini delle sabbie, tutti doc: Fortana, Sauvignon, Bianco del Bosco e Merlot. Il nome è dovuto al fatto che un tempo le vigne erano piantate sulle dune costiere, al riparo dai freddi venti del nord Adriatico. Oggi la moderna scienza enologica ha sviluppato la coltura anche in aree più interne, ma sempre su terreni a prevalenza sabbiosa.
Dove mangiare e dormire
• Hotel Locanda La Comacina tel. 0533311547 www.lacomacina.it
Elegante 3*sup nel centro storico di Comacchio.
• Ristorante Il Bettolino di Foce tel. 3440571330
Ricavato in un antico casone da pesca nonché punto di partenza per le escursioni in barca nelle Valli, è anche un tempio della gastronomia.